domenica 16 marzo 2014

Abisso di Porcara: Il "Salone" della Spluga entra fra le meraviglie del Veronese

"...la sala del reggiseno a doppia cupola è alta 40 metri e presenta splendide stallatiti; gli speleologi hanno dovuto strisciare a lungo per arrivare fin lì con le fotocamere..." (fonte L'Arena).

Eh si, davvero un bel articolo quello di Vittorio Zambaldo, pubblicato sul giornale l'Arena il 27 febbraio 2013, e grande soddisfazione per noi che siamo riusciti a fare queste foto e per tutti gli speleologi veronesi che hanno partecipato alla storia della Spluga di Porcara, una storia fatta di esplorazioni svolte spesso in condizioni estreme, in cui hanno visto partecipare per la maggior parte speleologi del gruppo veronese "Gasv" che sono stati i principali attivisti nei lavori di disostruzione, allargamenti strettoie e di rilievo in grotta.


L'ingresso della Spluga con gli indumenti tutti ben puliti!

Della Spluga di Porcara scoperta negli anni '50 dal gruppo dei "Falchi", si sapeva solo di un pozzo profondo circa 35 metri con il fondo occupato da massi e dell'ingresso situato in un boschetto vicino alla contrada Porcara di Roverè Veronese; la grotta era stata un po' dimenticata da tutti...


Primo piano dell'ingresso: il pozzo di 35 metri



Rilievo del 1957, a cura del gruppo speleo "Falchi"
...o quasi:
infatti a dare la svolta a questa "spluga" sono stati i due amici speleo Marco Scarazzato e Daniela Nicoletti, i quali calandosi dentro in un periodo particolarmente piovoso, giunti sul fondo sentirono come un rumore d'acqua scrosciante provenire da dietro alcune rocce; nel limite delle loro forze quindi cercarono subito di spostare dei massi e con grande soddisfazione scoprirono che si poteva proseguire ancora, entrando in cunicoli e meandri sempre più grandi e raggiungendo addirittura una bella saletta ricca di concrezioni, che dopo un po' immetteva su un pozzetto di 9 metri, dove si fermarono per forza per la mancanza di corde.
Una volta tornati in superficie, son bastati pochi minuti di sms per far correre questa notizia come un fiume a tutti gli interessati speleo veronesi! E nel giro di pochi giorni ecco che già si erano formate "squadre" pronte ad entrare con nuove corde, alla scoperta della nuova grotta!




Pozzo dello Xilofono nella Spluga di Porcara

Così si è andato avanti per più di 2 anni; dopo la prima entusiasmante scoperta si dovettero fare i conti con una fessura che bloccava ogni tipo di avanzamento, ma dalla quale "tirava" una grande quantità d'aria che lasciava sicuramente presagire ci dovesse essere un grande ambiente ipogeo ancora ignoto.
Per farla breve, al rilievo originale dei "falchi" si sono aggiunti tantissimi metri: il "gasv" ha portato lo sviluppo planimetrico della grotta a parecchie centinaia di metri e quello verticale a circa -140m dall'ingresso, una profondità di tutto rispetto per la speleologia veronese.


Sezione - Rilievo a cura del gruppo speleo "Gasv"

Pianta - Rilievo a cura del gruppo speleo "Gasv"


La scoperta più interessante però, quella che ha suscitato più scalpore è stata l'enorme sala sotterranea intercettata dal meandro alla quota di circa -100 metri dall'entrata: una vastissima sala di crollo a doppia cupola con altezze rispettivamente di 40 e 30 metri e larghezze 30 x 25 metri, raggiunte alla massima profondità della spluga.
Una sala al "centro della terra" ancora vergine ed inesplorata, scoperta per la prima volta dall'uomo, nel 2010!


La Sala del reggiseno


Il pegno da pagare per raggiungerla purtroppo è alto: ci vogliono parecchie ore, nelle quali strisciamenti, contorsioni ed infangamenti sono essenziali!
Dopo la scoperta della grotta c'ero stato due volte e la seconda di queste (dopo la notizia del salone) andai per raggiungere il fondo.
Purtroppo l'esito non fu positivo perché la strettoia verticale mi fermò incastrandomi tra le sue rocce; l'avanzamento riusciva solo con alcuni passaggi obbligati e io avevo sicuramente sbagliato in partenza! Pensavo tra me e me: "figuriamoci poi con il sacco a spalle carico di materiale e viveri come sarebbe stato".
Da quella volta, per quel che mi riguarda il "Porcara" era un po' entrato nel dimenticatoio e un anno dopo sinceramente non ci pensavo più.
Finché l'amico Emanuele, un giorno mi disse che il tratto peggiore della strettoia era stato reso un po' "meno peggiore", erano cioè riusciti ad allargare di qualche centimetro la parte più disagevole della grotta.
Questa notizia, che "girava nell'aria" da un po', fece scaturire in noi l'idea di ritornare, perché alla fine la curiosità di vedere il "salone" era sempre stata molto forte.
Stavolta però dovevamo andare e mettercela tutta, sopratutto dovevamo riuscire a scattare delle foto inedite nella sala, così da avere poi negli anni futuri il ricordo memorabile di questa avventura e la documentazione fotografica che ne testimoniasse appunto l'esistenza.
Il sacco doveva essere il più leggero possibile: non ci poteva stare la reflex con il mega cavalletto, erano troppo ingombranti la progressione sarebbe stata ancor più martoriante. Allora ho optato per la compatta digitale di grande qualità (Canon Powershot S95), anch'essa munita di tutti i controlli manuali come si usa per le foto in grotta e un mini cavalletto molto più trasportabile.
Indispensabili e necessari erano invece i fari led e 1 flash potente per poter rischiarare 40- 50 metri di tenebre, cioè di nero assoluto, e pile di ricambio.
Tutto questo, oltre ad un po' di cibo, se ne stavano dentro un contenitore stagno, mentre due bottigliette di acqua libere dentro il sacco speleo speravo fossero sufficienti a garantirmi una sufficiente idratazione.



In piazza a San Rocco di Piegara, ci sono strani cartelli stradali!
(foto di Emanuele Tiziani)
Sempre insieme ai compagni d'avventura Federico Zanzoni ed Emanuele Tiziani più altri amici speleo modenesi, siamo partiti la mattina del 30/12/2012 e stavolta invece l'esito è stato.... ok!
A parte fatica e sofferenze varie del corpo per adeguarsi alle mille fessure, in circa nove ore siamo riusciti a tornare fuori.
Il grande salone ci è rimasto impresso oltre che per la vastità anche per le belle colate calcitiche sulle pareti, direi che forse è il più bel salone (di queste dimensioni) che ho visto nel veronese, perchè negli altri visitati ci sono perlopiù formazioni rocciose e crolli.




Colate e stalattite particolarmente grande sulla parete Sud-Est della sala


la strettoia da passare per arrivarci è abbastanza selettiva: è la prova per testare se sei veramente magro! Sono circa 20-30m da farsi a tratti in piedi radente tra le pareti a tratti sdraiati su di un fianco;
Alla fine, quando manca poco alla calata di corda nel salone, c'è un ultimo cunicolo nel quale per forza di cose bisogna immergere la pancia nella pozza d'acqua e strisciarvi per bene sopra (della serie sono riuscito con tutti i miei sforzi a rimanere un po' asciutto fin qui, ed ora che sono arrivato... devo per forza? Risposta: Si!).
Entri quindi abbastanza stremato in questa sala finale: nella "sala del reggiseno" sei tutto infangato e bagnato e con tanta fame, ma non puoi fermarti troppo a riposare altrimenti prendi troppo freddo, ridotto in queste condizioni.






Noi, giunti qui a destinazione, dopo una breve pausa per mangiare qualcosa ci siamo subito dati alle foto per circa un'ora e non abbiamo perso tempo per nessun motivo.
(Per fortuna prima di entrare avevo bevuto apposta a dismisura in modo da sentirmi pieno, perché quando arrivati qui purtroppo una delle due bottigliette di plastica era "esplosa" perdendo 3/4 d'acqua, brutta sorpresa per me!)
Da sette che eravamo all'ingresso siamo arrivati al salone in quattro, alcuni di noi si erano fermati a metà o appena dopo; Quattro comunque è un numero perfetto per illuminare una grande sala con i fari.







La risalita infine, anche se lunga va sempre presa con calma, e pian piano trascinando il sacco o facendo il "passamano" si arriva comunque!
In grotta non bisogna mai perdere la cosiddetta "calma speleologica", nell'abisso di Porcara si scendono tanti pozzetti e si striscia parecchio e la progressione è in genere abbastanza lenta in tutta la grotta, specie se si è in tanti.
Sporchi e bagnati come si può immaginare ci sono dei momenti in cui si ha freddo; uno di questi è proprio aspettando in pieno inverno il "libera" del compagno davanti, nell'ultima risalita verso l'uscita!









In conclusione, ricordo una cosa di fondamentale importanza che mi è sfuggita: la grotta era già "armata" preventivamente (munita delle corde in ogni suo pozzo).
Questa è una condizione direi essenziale per arrivare tranquilli in un sol giorno fino al salone, altrimenti sarebbe stato impossibile.
Nel 2012, quando siamo stati, corde e moschettoni erano stati messi dal gruppo speleologico Gasv di Verona, e per questo ne siamo infinitamente grati!









giovedì 20 febbraio 2014

Il salone dell'Abisso Bosco di Schio

Queste immagini sono state scattate nel "salone" ipogeo dell'Abisso Bosco di Schio.
La grotta si apre con un piccolo ingresso a forma di fessura verticale, situato ad una quota di circa 400m s.l.m. nel bel mezzo di un vajo.

L'ingresso "verticale" della grotta                                                                  (foto di Emanuele Tiziani)

Situata quindi nei medi lessini nel comune di San Mauro di Saline, la particolarità di questa grotta è che alla profondità di circa 100m lascia spazio ad un salone enorme, veramente grandioso per come siamo abituati! L'altezza (misurata dal punto più in basso a quello più alto) è all'incirca di ottanta di metri e quello che più impressiona, almeno dal canto mio, è la presenza di una grande ed estesa spaccatura o faglia che taglia completamente tutta la volta superiore della caverna, mentre nella base mastodontici massi grossi come case, caduti giù in epoche remote, formano la frana della sala.




Rilievo a cura del G.S. C.A.I. di Verona
Rilievo a cura del G.S. C.A.I. di Verona



















Noi, un gruppo di 5 speleologi veronesi, il 1 dicembre del 2013 abbiamo cercato di ritrarre questa immensa cavità da varie angolazioni permettendo, con l'intento di documentarne appunto l'esistenza.
Tra l'altro in giro di foto non ne avevo mai viste e quindi spinti dal desiderio che la nostra doveva essere una "spedizione" con un obbiettivo ben preciso, ha fatto sì che l'entusiasmo ci contagiasse l'un l'altro finché siamo riusciti ad organizzarci e stabilire una data precisa per realizzare le nostra idea!
In questa uscita oltre al sottoscritto hanno partecipato gli "speleo": Federico Zanzoni, Emanuele Tiziani, Silvia Gambato, Giacomo Grison e sono stati coloro come si vede nelle foto, che hanno illuminato questo grande salone.

Il "salone" dell'abisso Bosco di Schio con il soffitto "tagliato" in due
dalla faglia ed i tre speleologi che ne illuminano la base
Nel mezzo della sala, parte un camino che è già stato risalito
(si notano delle corde che in traversata portano ad esso)




















Blocchi di crollo e grossi massi hanno occultato il fondo della sala. A sinistra, nella parte più bassa, c'è un altro pozzetto: un probabile proseguimento della grotta.




L'enorme verticalità ed imponenza del salone



Qui si vede la faglia presente sulla volta della sala:
 una grande spaccatura che la attraversa in pieno